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venerdì 25 maggio 2012

DIARIO di Antonio

Riporto oggi una pagina scritta il 29 gennaio durante la mia carcerazione
in Santa Caterina in Brana


Domenica 29 gennaio


Appena i primi albori del nuovo giorno inondano la cella i miei occhi si aprono.
Vorrei dire: si aprono al mondo, ma non vivo nel mondo.
Mi alzo e cercando di non fare rumore per non togliere il sonno al mio compagno, effettuo le solite operazioni mattutine. Stamani posso anche farmi un caffè, il primo dopo un paio di giorni. Incredibile, ma vero. E non posso certo scrivere che sia merito dell’istituzione escludente del carcere, per il quale sei un senza-diritti, né un “miracolo”. La SOLIDARIETA’! Che poi, è il sangue che permette a chi viene gettato in questo inferno di riuscire a vivere. Ieri pomeriggio passa lo scrivano a chiedere se abbiamo domandine da fare. Sono nuovo, mi chiede il nome, perché sono stato condotto agli inferi. Parliamo un po’ e gli chiedo se riesce a farmi avere un caffè. Da giovedì non ne ho bevuti neppure uno. Mi dice che sì, ci penserà lui a portarmelo. Si allontana e ritorna dopo un venti minuti: mi consegna un fornellino, la macchinetta, due bicchieri di plastica pieni di polvere di caffè, una mezza busta di zucchero. Puoi tenerla un paio di giorni. Penso inutile qualsiasi commento, il gesto parla da se e dice tanto.
Sempre cercando di evitare rumori mi porto lo sgabello sotto alla finestra e sedendomi mi dedico alla lettura, con in mano il bicchiere caldo di caffè, unica libertà esistente in questo non-luogo.
Non so quanto tempo passa e si sveglia l’altro ospite della camera dell’ hotel.
Oggi è domenica, rivolgendosi a me. Cosa cambia, mi viene spontaneo. Quasi si incazza. Ma non si può dire niente, comunque è domenica. Io vado alla messa e poi ci danno il dolce.
Questa notizia dovrebbe farmi palpitare il cuore. Ci danno il dolce! Ma non succede niente. La curiosità però di vedere e mangiare un dolce me la porto dietro fino al pasto, se così si può chiamare, del mezzodì. Delusione: non avevo certo immaginato niente di speciale, ma passano con le confezioni delle crostate del supermercato. Quelle che se leggi la composizione la getti dell’immondizia, neppure riciclare si potrebbe. Una fetta. E questo ci deve essere sufficiente per distinguere la domenica dagli altri giorni, per cosa poi non lo saprei dire. Ma forse non interessa neppure a loro, oltre che agli ospiti degl’inferi.
La giornata (domenica) percorre nella solita noia. Alle 9 vado all’aria. Corro una ventina di minuti prima di cadere per terra per il giramento di testa (e di coglioni) per il giro di circa 12 metri ripetuto..ho perso il conto. Un po’ di ginnastica e lettura. Quando rientro in cella, la fortuna di una doccia calda mi ristora.
E poi si ritorna nella fumeria; il mio compagno di non fumare neppure ci pensa e di calare il numero delle sigarette, a ciclo continuo, non gli passa neppure per l’anticamera del cervello. Ieri, avevo chiesto il trasferimento in una cella accanto, vuota. Negativo. Perché? Inutile fare domande. Qui niente ha un senso. Inutile cercare motivazioni, non esistono. E la televisione sempre accesa, che palle!!
Ma oggi qualcosa accade.
Verso le 17, ma chissà che ora sarà, viene alla cella un brigadiere, mi chiede se mi chiamo Antonio, risposta affermativa; mi chiede se sono un No Tav, risposta affermativa. Provo a chiedere il motivo di tale interessamento. Mi riferisce che nel giardino dietro il carcere ci sono “i tuoi amici” che urlano, che fanno tanto casino, ci hanno anche una amplificazione e mettono la musica, ma perché tutto questo casino? Adesso è lui che chiede. Cosa dirgli? Quando si mette in carcere una persona innocente a volte può accadere di tutto. Ma mica tutti hanno gli amici che fanno il casino che fanno questi. Purtroppo no! Altrimenti vivreste veramente e felicemente male.
La sezione di transito, utilizzata anche come celle di punizione è dalla parte dell’ingresso, su via dei Macelli, non posso sentire niente. Poi questo è un budello chiuso e completamente isolato anche visivamente e non vi arriva alcun rumore del carcere, se si esclude che in fondo c’è il magazzino, e da qui parte la “spesa” settimanale, ma sono due giorni di movimento e rumori sferraglianti.
Più tardi ritorna lo scrivano, viene da me, il nome lo conosce già, mi chiede se sono un No Tav, risposta affermativa.
Nel giardino dietro il carcere ci sono un bel numero di tuoi compagni che gridano, mettono musica, fanno comizi. Hanno gridato molte volte No Tav, Liberi Tutti, gridano per l’ Amnistia. Durante l’ora di aria molti gli hanno risposto. Ma anche dalle celle diversi ci siamo uniti a gridare Liberi Tutti o Amnistia. Abbiamo sentito una ragazza che ti salutava, si chiama Katia. E poi anche altri ti salutavano. Katia ha parlato diversi minuti. Ma molti hanno parlato. E ancora sono lì a gridare. Fanno proprio bene, almeno ci stanno movimentato un po’ questa noia. E poi gridano per l’Amnistia e Liberi Tutti. Devono essere anche tanti, da quanto si sentono le grida. Molti dalle finestre gli stiamo rispondendo e gridando con loro.
Sembra felice e soddisfatto quando mi fa questo racconto. Mi dice che devo avere molti amici, lo correggo: compagni. Mi chiede cosa sia il Tav, perché sono dentro e altre cose. Non sto a scrivere la sua sorpresa quando gli dico che sono stato arrestato insieme ad altri 25 e altri 15 con altri provvedimenti ma sempre inseriti nella stessa indagine. Non scrivo la sua meraviglia quando gli ho mostrato il “mattone” delle indagini perché vedesse cosa fosse l’indagine contro il Movimento No Tav. E gli parlo del Tav e tutti i disastri e la speculazione, e tutto. E’ molto interessato e curioso di conoscere.
Anche se non sono riuscito ad ascoltare i compagni, la loro voce mi è giunta ugualmente.
Ovviamente sapere di questo Presidio sotto il carcere mi da tanta forza e posso affrontare questo periodo sapendo che non sono solo, sapendo della solidarietà dei compagni pistoiesi.
Per oggi posso ritenermi anche soddisfatto, e riesco ad affrontare questo vuoto con più tranquillità.
Domani tengo l’interrogatorio e adesso devo scrivere in bella copia il Memoriale che ho scritto e voglio consegnare. Speriamo non scenda da Torino l’avvocato d’ufficio che c’è scritto sull’ordinanza. Mi dispiacerebbe molto per lui. Domani nominerò l’avvocato il cui nome mi hanno fatto arrivare.

Antonio Ginetti


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