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mercoledì 30 maggio 2012

TERMINE DELLO SCIOPERO DELLA FAME

Mercoledì 30 maggio 2012




Questa mattina il Tribunale del Riesame si è riunito in camera di consiglio per decidere della mia detenzione domiciliare. Per la sentenza dispone di 5 giorni per emetterla.
Pertanto, in tutta serenità rimango in attesa della decisione che questa istanza vorrà prendere.
Come già annunciato precedentemente, e comunicato pure ieri ai miei avvocati, con il giorno odierno intendo porre fine allo sciopero della fame.
Quando iniziai non sapevo di questa scadenza del riesame, la comunicazione mi è stata consegnato già in sciopero della fame, per cui mi ero promesso di raggiungere questa data e interrompere.
Devo dire che il mio corpo ha reagito assai bene, le analisi del sangue effettuate in due diverse date hanno evidenziato una situazione clinica buona, per non dire ottima.
Tutti i parametri sono nella norma, nessun organo è stato intaccato da questa mia azione. Ma l’impegno che avevo preso, in prima persona con me stesso, ma anche con le persone che più mi stanno vicine, e che più del sottoscritto erano preoccupate di eventuali conseguenze, mi impongono di cessare. Pur ribadendo che il corpo mi potrebbe sostenere ancora. Ma la mia scelte non era certo per mettere a prova il mio fisico.
Non so l’effetto che questo mio sciopero della fame ha prodotto negli uffici torinesi che in questo periodo dispongono delle decisioni sul mio presente. Potremmo forse affermare nullo nei confronti dell’ufficio GIP. Per quanto riguarda la Procura penso di non disporre di elementi che mi possono permettere un parere.
Sicuramente un buon risultato penso lo abbia ottenuto nel Movimento. Anche se su questo punto non spetta certo al sottoscritto fare una valutazione.
Posso peò affermare che a Pistoia ho trovato un ampio consenso, che si è trasformato in un appoggio concreto. Inoltre penso di poter affermare che sia stato ben utilizzato, parlo sempre della mia città, per una campagna di sensibilizzazione sia della battaglia No Tav, ma anche in supporto alle battaglie che si stanno sviluppando sul nostro territorio, non ultimo l’impegno del Comitato contro il parcheggio interrato in san Bartolomeo, prova ne sono le tante persone del quartiere che chiedevano di firmare, o comunque notizie sullo stato attuale del Progetto al Presidio che si è sviluppato per dieci giorni nella stessa piazza di san Bartolomeo.
Sulla utilità di questo mio gesto per il Movimento No Tav, devo lasciare che altri diano valutazioni e opinioni. Da parte mia voglio sperare che questo gesto abbia dato, seppure in misura molto modesta, un contributo alla Lotta contro l’accanimento giudiziario e repressivo scatenato con l’inchiesta del 26 gennaio.

Termino ringraziando tutti coloro, e sono tanti, che in questi giorni mi hanno espresso la loro Solidarietà, coloro che mi hanno permesso, con la loro vicinanza di poter resistere ed andare avanti senza tentennamenti fino ad oggi

ORA E SEMPRE NO TAV

IL PARCHEGGIO DI SAN BARTOLOMEO NON PASSERA’
Antonio Ginetti

martedì 29 maggio 2012

COMUNICATO STAMPA




Pistoia 29 maggio 2012 - 20° giorno di sciopero della fame


LA LEGGE (non) E’ UGUALE PER TUTTI

O se è uguale…non tutti sono uguali per la legge

Mercoledì 23 maggio la città di Pistoia viene scossa da una “atroce” notizia: il Direttore Generale dell’ASL 3, dott. Scarafuggi Alessandro, è stato arrestato. Con lui sono finiti sotto inchiesta il D.G e il direttore amministrativo dell’ASL 1 di Massa.
L’indagine riguarda l’ ASL apuana per gli anni dal 2002 al 2007, quando vi è stato un ammanco nei conti accertato di circa 270milioni di euro.
In carcere solamente il direttore amministrativo, gli altri due signori sono stati da subito collocati agli arresti domiciliari.
Leggendo i giornali vediamo un gran vociare degli amministratori che si dichiarano tutti “GARANTISTI”, a giustificazione della correttezza dei provvedimenti presi.
Io non chiedo che il dott. Scarafuggi venga arrestato in carcere, no!!
Chiedo solamente se questo GARANTISMO non valga per tutti i cittadini, dal momento che “LA LEGGE E’ UGUALE PER TUTTI”, e quando si dice TUTTI si deve intendere TUTTI, al di là della posizione sociale, che poi, come si vede, a rubare sono molto bravi anche i D.G. (anzi: anche più bravi, e dei soldi dei contribuenti).
Mi si dirà che la personalità del dott. Scarafuggi, impedisce che questi si possa rendere irreperibile, che possa “inquinare le prove”, che vada a reiterare il reato.
Forse è una pura coincidenza, ma nella notte tra sabato e domenica un INCENDIO DOLOSO ha gravemente danneggiato la palazzina delle Ville Sbertoli che ospitava l’archivio ASL.
Non si è incendiata una palazzina prospiciente da cui il materiale d’archivio era stato spostato solo da poco tempo. Da cui si denota molta conoscenza ed altro.
Certamente ci diranno che erano tutte vecchie ricette da mandare al macero.
Ma sui giornali leggo: “scatoloni contenenti soprattutto ricette mediche destinate al macero” (Il Tirreno 28 maggio), e il soprattutto dice molto.
Oppure: “Dovrà essere comunque visionato foglio per fogli, sia per la possibile presenza di documenti storici e di valore che di dati sensibili” (La Nazione 28 maggio), ed anche qui gli aggettivi sono forti ed espliciti.
Lungi da me il voler implicare il dott. Scarafuggi in questo increscioso avvenimento, ma la contemporaneità dei tempi mi lascia molto perplesso.

Il sottoscritto, per reati assai minori che l’aver fatto un ammanco di 270milioni di euro (per di più nella Sanità!), si è fatto 21 giorni di carcere, e da più di tre mesi è agli arresti domiciliari. Ho fatto domanda di permesso per recarmi al lavoro (che del mio solo modesto lavoro riesco a campare la famiglia) e mi è stato negato.
Oggi sono al 20° giorno di sciopero della fame per richiedere il rispetto di un mio Diritto. Dubito molto che simile trattamento sarà mantenuto nei confronti del cittadino Scarafuggi Alessandro.



Antonio Ginetti

lunedì 28 maggio 2012

Diario di antonio

nel giorno 19° del mio sciopero della fame
continuo a pubblicare le pagine che ho scritto in carcere.



Mercoledì 1 febbraio


Sono rientrato in cella spinto dal freddo che inonda quello spazio sudicio che osano chiamare cortile. Un recinto di mt 3,5 X 5,0 con mura di cemento armato sovrastate da una fitta e forte rete. Si riesce a malapena a intravedere un pezzetto di cielo, mentre il sole non riesce a raggiungerlo neppure con un raggio. Deposito dei rifiuti della mensa in attesa di essere asportati, cosa che non sembra accada tutti i giorni, un tappeto di cicche e altre immondizie.
Ieri mi è stato comunicato che non possono trasferirmi in sezione perché, a loro dire, non vi è posto dove collocarmi. E così devo rimanere in questa cella ancora più sudicia, se possibile, tutte le 24 ore che compongono la giornata.
Ho perso la cognizione del tempo e pure dello spazio. Rimango ristretto in questo luogo che non è spazio.
Stamani sono solo, il mio compagno è stato tradotto in Tribunale. Finalmente il rumore che esce dallo schermo tace. La porta è chiusa ma il trambusto e lo sferragliare del carrello porta spesa, nel corridoio entra con violenza a rompere il vuoto. Dallo sportello del magazzino sul fondo del corridoio escono merci di ogni genere in scatoloni, sciolti, in casse. Tutto si ammucchia sul pavimento che vorrebbero pulito. E dal pavimento viene gettato sul carrello da due giovani che forse non trovavano lavoro nella vita e quindi han dovuto entrare qua dentro per dirsi lavoratori. E’ la spesa settimanale degli ospiti di questo non luogo.
Quando poi arriva il carrello con ciò che osano chiamare “pasto” lo confondo con quello della spesa, devono bussare e comunicarmi che si mangia.
Domani scade la prima settimana che queste mura, cancelli, sbarre mi ospitano ed ancora devo ingurgitare solette di scarpe spacciate per carne, pasta scotta con un qualcosa che dicono sia pomodoro, ma il colore sicuramente non lo denuncia, sorvoliamo poi sul sapore. Non sono mai riuscito a mangiare senza il pane. Appartengo ad una società oramai estinta, sono tra i residui della società contadina sul cui sudore ebbe sviluppo quella che oggi chiamano società industriale. Ma per adesso non hanno inventato il metodo di fare il pane col petrolio
Oggi pare che anche il dio dei cristiani ci abbia abbandonato.
E non ci hanno portato il “nostro pane quotidiano” !
Ovviamente la mia curiosità mi spinge a voler sapere il motivo.
Ricordo di aver letto sull’etichetta, tanto per sapere che pane si mangiava, che viene prodotto e confezionato a Milano, o Pavia. Ma potrebbe essere anche Vicenza. Domani ricontrollo.
La neve della nottata ha impedito al corriere la consegna. Difficile contestare questa affermazione, o dire che possa essere una scusa. La televisione ci ha comunicato che nevica da alcuni giorni. Il pane prodotto in toscana forse è troppo buono da sciuparlo per chi non ha alcun diritto. Non sia mai detto che si dica di essere trattati quali umani.

Antonio Ginetti

domenica 27 maggio 2012

Sabato 26 maggio
17° giorno di sciopero della fame

Anche il 17° giorno è trascorso.
Oggi ho cominciato a sentire la stanchezza.
Ovviamente non mi sono preoccupato molto, mi sono limitato a trascorrere
buona parte della giornata sdraiato sul divano: lettura e...giro d'italia.
Le gambe le sento pesanti, ma ancora mi tengono in piedi, seppure un pò meno.
Ma non dovendo uscire di casa e non avendo da fare niente, poco cambia
se invece di andare sù e giù per le scale, rimango molto sul divano.
Il fisico sento regge bene. Altri dolori per adesso non mi pare di sentirne.
Avevo detto di arrivare al 30, quando avrò il Tribunele del Riesame e sono
sicuro di riuscirci, ovviamente senza crearmi problemi fisici.
Giovedì mi pareva di aver capito che uno dei PM di fronte allo sciopero della fame
avesse pensato di darmi un leggero, leggerissimo alleggerimento dei domiciliari.
Ovviamente doveva parlarne con tutto il pool. Mi pare che abbiano deciso un bel niente.
Questi non li smuovi neppure con le cannonate (vecchio modo di dire; che non abbiano
a prendere alla lettera le parole!!!).
Ma sia chiaro che da loro a questo punto non voglio un bel niente.Il 30 deciderà il Tribunale del Riesame e non mi pare che siano della stessa pasta.
Per quanto mi riguarda intendo resistere fino al 30, e lo farò. Non mi manca
la forza d'animo che mi spinge. Senza contare tutta la Solidarietà che ho
trovato in tantissimi compagni che è ancora più forte della mia determinazione.
Se loro hanno il Potere di fare tutto ciò che desiderano, e possono anche
andare oltre la loro "legalità", sappiano che io ho tutta la dignità che mi da
la forza per non subire passivamente il loro accanimento repressivo e punitivo.

Se a loro appartiene il Potere...a noi appartiene il futuro.

Antonio Ginetti

venerdì 25 maggio 2012

DIARIO di Antonio

Riporto oggi una pagina scritta il 29 gennaio durante la mia carcerazione
in Santa Caterina in Brana


Domenica 29 gennaio


Appena i primi albori del nuovo giorno inondano la cella i miei occhi si aprono.
Vorrei dire: si aprono al mondo, ma non vivo nel mondo.
Mi alzo e cercando di non fare rumore per non togliere il sonno al mio compagno, effettuo le solite operazioni mattutine. Stamani posso anche farmi un caffè, il primo dopo un paio di giorni. Incredibile, ma vero. E non posso certo scrivere che sia merito dell’istituzione escludente del carcere, per il quale sei un senza-diritti, né un “miracolo”. La SOLIDARIETA’! Che poi, è il sangue che permette a chi viene gettato in questo inferno di riuscire a vivere. Ieri pomeriggio passa lo scrivano a chiedere se abbiamo domandine da fare. Sono nuovo, mi chiede il nome, perché sono stato condotto agli inferi. Parliamo un po’ e gli chiedo se riesce a farmi avere un caffè. Da giovedì non ne ho bevuti neppure uno. Mi dice che sì, ci penserà lui a portarmelo. Si allontana e ritorna dopo un venti minuti: mi consegna un fornellino, la macchinetta, due bicchieri di plastica pieni di polvere di caffè, una mezza busta di zucchero. Puoi tenerla un paio di giorni. Penso inutile qualsiasi commento, il gesto parla da se e dice tanto.
Sempre cercando di evitare rumori mi porto lo sgabello sotto alla finestra e sedendomi mi dedico alla lettura, con in mano il bicchiere caldo di caffè, unica libertà esistente in questo non-luogo.
Non so quanto tempo passa e si sveglia l’altro ospite della camera dell’ hotel.
Oggi è domenica, rivolgendosi a me. Cosa cambia, mi viene spontaneo. Quasi si incazza. Ma non si può dire niente, comunque è domenica. Io vado alla messa e poi ci danno il dolce.
Questa notizia dovrebbe farmi palpitare il cuore. Ci danno il dolce! Ma non succede niente. La curiosità però di vedere e mangiare un dolce me la porto dietro fino al pasto, se così si può chiamare, del mezzodì. Delusione: non avevo certo immaginato niente di speciale, ma passano con le confezioni delle crostate del supermercato. Quelle che se leggi la composizione la getti dell’immondizia, neppure riciclare si potrebbe. Una fetta. E questo ci deve essere sufficiente per distinguere la domenica dagli altri giorni, per cosa poi non lo saprei dire. Ma forse non interessa neppure a loro, oltre che agli ospiti degl’inferi.
La giornata (domenica) percorre nella solita noia. Alle 9 vado all’aria. Corro una ventina di minuti prima di cadere per terra per il giramento di testa (e di coglioni) per il giro di circa 12 metri ripetuto..ho perso il conto. Un po’ di ginnastica e lettura. Quando rientro in cella, la fortuna di una doccia calda mi ristora.
E poi si ritorna nella fumeria; il mio compagno di non fumare neppure ci pensa e di calare il numero delle sigarette, a ciclo continuo, non gli passa neppure per l’anticamera del cervello. Ieri, avevo chiesto il trasferimento in una cella accanto, vuota. Negativo. Perché? Inutile fare domande. Qui niente ha un senso. Inutile cercare motivazioni, non esistono. E la televisione sempre accesa, che palle!!
Ma oggi qualcosa accade.
Verso le 17, ma chissà che ora sarà, viene alla cella un brigadiere, mi chiede se mi chiamo Antonio, risposta affermativa; mi chiede se sono un No Tav, risposta affermativa. Provo a chiedere il motivo di tale interessamento. Mi riferisce che nel giardino dietro il carcere ci sono “i tuoi amici” che urlano, che fanno tanto casino, ci hanno anche una amplificazione e mettono la musica, ma perché tutto questo casino? Adesso è lui che chiede. Cosa dirgli? Quando si mette in carcere una persona innocente a volte può accadere di tutto. Ma mica tutti hanno gli amici che fanno il casino che fanno questi. Purtroppo no! Altrimenti vivreste veramente e felicemente male.
La sezione di transito, utilizzata anche come celle di punizione è dalla parte dell’ingresso, su via dei Macelli, non posso sentire niente. Poi questo è un budello chiuso e completamente isolato anche visivamente e non vi arriva alcun rumore del carcere, se si esclude che in fondo c’è il magazzino, e da qui parte la “spesa” settimanale, ma sono due giorni di movimento e rumori sferraglianti.
Più tardi ritorna lo scrivano, viene da me, il nome lo conosce già, mi chiede se sono un No Tav, risposta affermativa.
Nel giardino dietro il carcere ci sono un bel numero di tuoi compagni che gridano, mettono musica, fanno comizi. Hanno gridato molte volte No Tav, Liberi Tutti, gridano per l’ Amnistia. Durante l’ora di aria molti gli hanno risposto. Ma anche dalle celle diversi ci siamo uniti a gridare Liberi Tutti o Amnistia. Abbiamo sentito una ragazza che ti salutava, si chiama Katia. E poi anche altri ti salutavano. Katia ha parlato diversi minuti. Ma molti hanno parlato. E ancora sono lì a gridare. Fanno proprio bene, almeno ci stanno movimentato un po’ questa noia. E poi gridano per l’Amnistia e Liberi Tutti. Devono essere anche tanti, da quanto si sentono le grida. Molti dalle finestre gli stiamo rispondendo e gridando con loro.
Sembra felice e soddisfatto quando mi fa questo racconto. Mi dice che devo avere molti amici, lo correggo: compagni. Mi chiede cosa sia il Tav, perché sono dentro e altre cose. Non sto a scrivere la sua sorpresa quando gli dico che sono stato arrestato insieme ad altri 25 e altri 15 con altri provvedimenti ma sempre inseriti nella stessa indagine. Non scrivo la sua meraviglia quando gli ho mostrato il “mattone” delle indagini perché vedesse cosa fosse l’indagine contro il Movimento No Tav. E gli parlo del Tav e tutti i disastri e la speculazione, e tutto. E’ molto interessato e curioso di conoscere.
Anche se non sono riuscito ad ascoltare i compagni, la loro voce mi è giunta ugualmente.
Ovviamente sapere di questo Presidio sotto il carcere mi da tanta forza e posso affrontare questo periodo sapendo che non sono solo, sapendo della solidarietà dei compagni pistoiesi.
Per oggi posso ritenermi anche soddisfatto, e riesco ad affrontare questo vuoto con più tranquillità.
Domani tengo l’interrogatorio e adesso devo scrivere in bella copia il Memoriale che ho scritto e voglio consegnare. Speriamo non scenda da Torino l’avvocato d’ufficio che c’è scritto sull’ordinanza. Mi dispiacerebbe molto per lui. Domani nominerò l’avvocato il cui nome mi hanno fatto arrivare.

Antonio Ginetti


Giovedì 24 maggio 15° giorno di sciopero della fame




Ieri ho saltato il resoconto giornaliero. Giornata anonima.

Oggi sarebbe lo stesso se non fosse che mi sento un po’ su di giri per essere arrivato al 15° giorno di sciopero in condizioni, oserei dire, ottime.

Ieri e un po’ più oggi mi sento stanco, con più difficoltà vado su e giù per le scale, rimango sempre di èiù disteso sul divano. Però non ci faccio molto caso, dopo quindici giorni che non mangio, mi pare il minimo.

E sto appunto riflettendo su come sia possibile resistere senza alcun problema per tutto questo tempo. Quando ho iniziato pensavo che avrei resistito una decina di giorni. Ed invece eccomi qua al quindicesimo giorno, stanco ma con tutti i parametri buoni. Mi sto chiedendo se non ci hanno abituati a consumare oltre i bisogni del nostro corpo. Se tutto questo nostro consumo, anche di alimenti, non sia addotto dalla società dei consumi. Quando termino, mi pongo in una ottica di un solo pasto al giorno e la sera, come la mattina, un caffelatte con qualche fetta biscottata. Comincio a pensare che sia sufficiente per poter vivere. Per me sarebbe una bella conquista!! Dopo aver eliminato tutto il superfluo, per cui non necessito di lavorare molto, riuscissi anche in questo, potrei ridurre ancora il mio tempo del lavoro.

Stamani mi hanno portato i risultati delle analisi del sangue (costo: € 55,00, se questa è democrazia!), e domani ritorna il medico.

Ma già ho potuto notare che tutti i parametri sono nella norma, compresa la EMOGLOBINA GLICATA, che non so cosa sia, ma mi è parso di capire sia la più importante per il medico.

Anche lo scorso anno feci delle analisi del sangue (penso di averne fatte tre in tutta la vita), le ho confrontate e alcuni parametri sono addirittura migliorati, tipo la glicemia. La mia compagna direbbe: hai anche smesso di mangiare tutti i dolci che mangi…

Comunque la sensazione che mi trasmette il raggiungimento di mezzo mese senza alimenti e il constatare che il corpo reagisce bene, senza alcuna alterazione, che questo digiuno prolungato non mi sta creando grossi problemi, se si esclude la stanchezza, è qualcosa di veramente strano e mi lascia molti dubbi.

Con questo non intendo certo dire che potrò andare avanti all’infinito, un termine ci dovrà pur essere; e spero che intervengano prima con un alleggerimento dei domiciliari, piuttosto che verificare dove può arrivare la resistenza di un fisico, seppure resistente.

Antonio Ginetti

martedì 22 maggio 2012

Martedì 22 maggio - 13° giorno di sciopero della fame

Martedì 22 maggio




13° giorno di sciopero della fame



Questa mattina mi alzo, ma non posso prendere neppure il solito caffè, devo rimanere “digiuno”, più tardi viene una infermiera a prelevarmi il sangue per le analisi. Per mia fortuna non tarda molto. Almeno il caffè della prima mattina mi sia consesso.
Intanto la Nicoletta che era rimasta dormire a casa mia era scesa a montare il gazebo in piazza.
Bella discussione con l’infermiera sui soprusi della giustizia, sulla presunta legalità di questo stato che si basa sul furto.
La mattina scorre tranquilla e ricevo anche la visita inusuale della polizia, reparto anticrimine, ossia i responsabili della mia detenzione domiciliare. Le domande che mi rivolgono denotano preoccupazione per lo stato fisico derivante dallo sciopero della fame.
Alle 14.00 arriva anche il medico. Qualche parola, mi chiede del prelievo del sangue e mi rileva la pressione: 75/120.
E mentre mi dice che una pressione così la vorrebbero avere molti che pure mangiano due volte al giorno, si alza e mi da appuntamento a venerdì, quando avrò i risultati delle analisi del sangue.
Stamani, oltre alle mie tisane devo fare un paio di thermos di the per Nicoletta.
Al Presidio passano diversi compagni che si alternano a fare compagnia alla Nicoletta. Ma soprattutto a colloquiare con le tante persone che si fermano a parlare, a chiedere del Tav, di Antonio, del Parcheggio. Molte sono le firme raccolte sulla Lettera al GIP.
In un resoconto al termine della giornata, i compagni si esprimono in modo positivo sulla presenza in piazza del gazebo NO TAV.

 
di seguito una pagina di Diario. E' la descrizione della mattina dell'arresto
scritto in un giorno successivo, mentre ero ancora in isolamento
 
 
GIOVEDI’ 26 GENNAIO


Mi pare di sentire suonare il campanello. Risuona e lo distinguo bene. Mi alzo chiedendomi chi possa essere. Scendo le scale, guardo l’orologio:6.30. Tre ore e mezzo di sonno mi rendono difficile aprire gli occhi. Apro invece la porta. Mi si para davanti il digos Scaccia. Con lui altri tre digos si fiondano in casa. Non ho neppure il tempo di chiudere la porta e vedo due digos iniziare la salita delle scale.

Gli comunico che sono solo in casa e che nessuno può andare in giro senza il mio controllo visivo. Scaccia blocca i due e invita alla calma. Abbiamo tutto il tempo necessario. Poi si rivolge a me e comunica che sono venuti ad arrestarmi. Rimango perplesso; mi dico che devo rimanere calmo e fermo. In testa mi si accavallano mille pensieri. Tutto si sblocca allorché lo Scaccia depone sul tavolo un fascicolo alto un cinque centimetri. Gli altri sono fermi e si guardano intorno a cercare di vedere la casa. Mi comunica che devono perquisire la casa. Gli chiedo di non mettersi a disfarla , se mi dicono cosa cercano, se ci fosse lo tiro fuori senza dover distruggere niente. Cercano: uno zaino, scarponi da montagna, pantaloni beige chiari, passamontagna, una maglia azzurra. Conoscono la mia passione per la montagna e sanno che scarponi, zaino, passamontagna in casa li tengo. Anzi di zaini in casa ce ne sono 3 o 4. Gli scarponi gli vanno bene, così pure il passamontagna, per lo zaino decidono per quello più piccolo, azzurro come quello grande, anche su mia proposta; quello grande costa molto di più ed è più professionale. Saliamo le scale per andare a prendere pantaloni e maglia. Chiedo di poter andare un attimo in bagno. Porta aperta e digos che mi controlla, ma anche io controllo loro. Andiamo in camera, apro il cassetto dei pantaloni. Ce ne sono tre paia beige, scelgono il più chiaro e lo sequestrano. Maglie azzurre non ne posseggo. Controllano più volte e decidono di non prendere nessuna maglia; altri colori similari non gli piacciono, ossia non gli servono. Su uno scaffale vedono un foulard “NO TAV”. Sequestrano pure questo. Anche un giornale No Tav entra nel materiale sequestrato. Si ritorna dabbasso e mi faccio, finalmente, un caffè. Neppure mi passa per la testa di offrire.

Su un mobile a destra dell’ingresso vedono una macchina fotografica digitale (neppure mia, ma della mia compagna): gli piace e sequestrano pure questa.

Seduto al tavolo lo Scaccia termina di scrivere su vari fogli. Si passa alle firme. Una decina. Mi consegna infine il “mattone” degli atti, facendomi notare che è a colori. Sfoglio le prime pagine. Una quarantina di nomi. Mi consegna il mandato di arresto, il mandato di perquisizione. Gli chiedo se stanno arrestando tutte le persone elencate, se in tutta Italia si sta procedendo ad una tale operazione. Penso già alla campagna mediatica che si svilupperà sull’operazione, alla criminalizzazione che si tenterà di fare del Movimento No Tav.

La perquisizione deve essere fatta anche alla mia auto. Cosa ci cerchino non è dato sapere, sicuramente anche niente. Serve solo per affermare il loro Potere: ti si può fare tutto a anche di più, seppure non serva a niente. Lo si fa, punto e basta. Senza manette usciamo di casa, si controlla l’auto, parcheggiata in piazza e ci rechiamo in Questura. Non Prima di aver riempito lo zaino grande non sequestrato di abbigliamento per il carcere.

In Questura viene steso il verbale della perquisizione e del sequestro del materiale. Circa due ore per una paginetta. Hanno il tempo per portarmi alla scientifica per le foto segnaletiche e le impronte digitali. Risaliti all’ufficio digos chiedo di poter fare la colazione. Sbigottimento e perplessità. Affermo che potrei andare al bar accanto: quindici minuti e risono qui. Mi guardano sbigottiti e non riescono ad aprire bocca. Ti accompagno io, afferma infine lo Scaccia, forse conscio che stanno effettuando un’operazione solo repressiva e punitiva, che sono coinvolti in un’operazione di vera e propria ingiustizia. Non nego di aver pensato che avendo, lo Scaccia compreso (forse, lo desumo) qualcosa, per una volta si merita un caffè, quindi al bar pago il mio cappuccino con briosce e il suo caffè. Si fa rientro in Questura.

Prima di uscire affermo che in tasca mi sono rimaste le chiavi dell’auto e che questa non può rimanere in Piazza tutto il tempo che eventualmente rimango fuori (pardon: dentro…il carcere). Vi potrebbe essere necessità della Piazza vuota ed allora mi porterebbero via l’auto. Chiedo di poterle far avere alla mia compagna. Ancora perplessità: come possiamo fare? Mi fate telefonare ad Anna, e la faccio venire al carcere, oppure passiamo da casa sua. Sanno che Anna abita fuori città, ci vuole troppo tempo, optano per la telefonata e mi chiedono quanto tempo gli occorra per raggiungerci al carcere. Devo chiedere. Va per la telefonata. Così posso comunicare il mio arresto, che si sta sviluppando un’operazione in tutta Italia, che riguarda un considerevole numero di persone. Ma lei aveva già sentito un Tg ed era informata. Ovviamente non del mio arresto. Fissiamo davanti al carcere tra 15 minuti. Ai digos sembrano tanti. Basta aspettare ancora un po’ qui, dico io, ritornando a sedere. Attesa di una decina di minuti e partiamo. Faccio per uscire, mi viene davanti un digos che tiene le manette. Quale sarebbe la necessità? Chiedo. Non possiamo farci vedere uscire senza che tu abbia le manette. Da chi? Silenzio. Lo vedo fuori dove i fotografi dei giornali erano stati convocati. In macchina me le tolgono di nuovo. Procediamo piano per arrivare un po’ più tardi. Arrivati a poche decine di metri dal carcere, guardano ma non scorgono l’auto di Anna. Fermano e lasciamo che Anna ci sorpassi. Quindi arriviamo al carcere. Mi devono mettere le manette, non possono fare diversamente, devo entrare in carcere da arrestato. Ma va!!

Il tempo di salutare Anna, consegnare le chiavi dell’auto e di casa, un abbraccio (si fa per dire) con le manette (che brivido!) un bacio ed entriamo.

MEMORIA DIFENSIVA

MEMORIA DIFENSIVA


Se mi chiedete se appartengo al movimento NO TAV vi rispondo che sì, appartengo al movimento NO TAV.

Se mi chiedete la motivazione di questa mia appartenenza vi rispondo che il movimento NO TAV è alla guida di tutti i Movimenti popolari per la difesa del territorio, per la salvaguardia della vita dell’uomo e dell’ambiente in cui esso vive.

Se mi chiedete la motivazione per la quale una persona di Pistoia si impegni in una battaglia distante dalla sua città centinaia di chilometri vi rispondo che l’impegno civile per sviluppare questo nostro “piccolo” pianeta da un “progresso” che non si pone limiti nella devastazione, non ha confini temporali e territoriali.

Il TAV non è necessario; non risponde ad esigenze di sviluppo sociale, non risponde ai bisogni dell’uomo, al rispetto dell’ambiente. Il TAV, e tutte le opere di quella portata, rispondono al comando del profitto, della speculazione, dello sfruttamento dell’ambiente, peggiorano la qualità della vita delle popolazioni delle aree nelle quali si mettono in opera, portano interi territori alla devastazione, li espongono a rischi idrogeologici, per i quali il nostro paese piange spesso morte e distruzione. Un esempio fra tutti, il VAJONT.

Dalla valle che resiste ho appreso che necessita opporsi a tutte le opere “pubbliche” –grandi o piccole che siano- che non si pongono nella direzione di una migliore qualità della vita dell’uomo. Dalla Valle che Resiste ho appreso le capacità che ho posto nella battaglia civile ed etica contro il parcheggio interrato che vogliono costruire in San Bartolomeo. Opera non necessaria, rispondente unicamente alla speculazione ( e quel che è peggio portata avanti da un ente morale).

Il parcheggio peggiora la qualità della vita di tutta l’area orientale del centro storico, di tutto il quartiere di S. Marco a causa dell’aumento esponenziale del traffico veicolare ed espone la città di Pistoia ad un serio e grave rischio idrogeologico a causa dell’intercettazione da parte dei lavori di una falda acquifera di superficie, che per di più è una falda sospesa.

Nel 1985, in un periodo emergenziale, in un’epoca comandata da leggi speciali nella quale si è sospeso il diritto civile, un pluriomicida (responsabile per sua stessa ammissione di due omicidi), nella necessità di comprare la propria libertà, denunciava più di cento persone, e tra queste vi era il sottoscritto. C’eravamo conosciuti una decina d’anni prima, allorché ero vissuto a Torino. Egli del sottoscritto ebbe a dire: “…Ho sentito dire che faceva parte…”. Solo queste parole si possono leggere nei fascicoli del procedimento, non sostenute da alcun riscontro probatorio. Procedimento che vedeva coinvolti anche alcuni “pentiti” di Firenze che alcunché ebbero a dire circa la mia del tutto presunta affiliazione.

La mia condanna fu dettata unicamente dalla necessità del periodo. Ma questo è bastato per “MARCHIARMI”.

Nel 1989 fui coinvolto in un secondo procedimento con le stesse imputazioni, e se vogliamo gli indizi –o presunti tali- erano maggiori che nell’ ’85, ma erano diversi i tempi. Il periodo emergenziale era terminato, le leggi speciali venivano tolte, e fui assolto. FUI ASSOLTO!!

Come giustamente ha affermato Alberto Perino: “Questi arresti sono solo una campagna mediatici”. Vi servivano elementi “di grido”. Questo è stato il sottoscritto in questa operazione, o meglio ancora: pensate, con il mio arresto, di prendere due piccioni con una fava.

1- Dare in pasto alla disinformazione dei media un “Ex terrorista” , seppur il sottoscritto non sia mai stato accusato di nessun reato specifico; un “ex terrorista” mai accusato di nessun atto né di terrorismo né di violenza; un “ex terrorista” condannato unicamente per le leggi emergenziali , condannato unicamente per “UTILITA’”, assolto invece quando questa “UTILITA’” è venuta meno.

2- Colpire il movimento proletario con l’arresto di un militante sociale, di una persona che si è sempre impegnata in battaglie civili e per il progresso sociale, che ha sempre combattuto a testa alta e alla luce del sole sotto il ricatto della “MARCHIATURA” che gli è stata impressa. Questo è il messaggio che volete lanciare a coloro che oggi con il sottoscritto sono impegnati ad impedire il nefasto e distruttivo progetto del parcheggio interrato in San Bartolomeo a Pistoia.

Come in Val Susa è con la nostra FORZA delle IDEE che abbiamo (per adesso solo) bloccato questo progetto. IDEE che hanno trovato sostegno in tutta la popolazione pistoiese, testimoniato dalle oltre 1300 firme su di una petizione, oltremodo ignorate dalle istituzioni ma che hanno trovato il sostegno di tutte le associazioni culturali e ambientali, come dimosta il convegno sulla salvaguardia del complesso monumentale dell’ex monastero di San Bartolomeo, tenutosi il 20 Novembre 2011 e del quale presto usciranno gli atti.

Tutta la società civile di Pistoia ha espresso parere negativo su questo nefasto progetto. Da non dimenticare inoltre l’importante posizione assunta dall’ordine dei geologi della Toscana, che ha posto seri dubbi al riguardo dell’intercettazione della falda acquifera.

Democrazia avrebbe voluto che l’amministrazione comunale respingesse tale progetto dichiarandone la non fattibilità, ma i nostri amministratori, in barba alla volontà popolare, in ossequio ai poteri forti (e alle loro speculazioni) ai quali sono asserviti, sanno che la battaglia sarà (direi: potrà essere) da loro vinta in virtù della prevaricazione che può appoggiarsi sulla forza delle armi. Gli è sufficiente trasformare questa nostra legittima rivendicazione in una questione di ordine pubblico. Il loro confronto non sarà, come del resto già adesso, sull’etica e sulla morale delle nostre legittime rivendicazioni, sulla dignità ed il rispetto dei nostri diritti, sulla democrazia come volontà popolare, sulla salvaguardia da un eventuale rischio idrogeologico a cui sottopongono la città. Il loro non sarà un confronto, bensì una prevaricazione.

Alla nostra FORZA delle IDEE risponderanno con la violenza ed il sopruso militare, unici mezzi con i quali potranno portare avanti questo progetto distruttivo.. La stessa identica cosa che sta accadendo in Val Susa. Sono venti anni che con la sola FORZA delle IDEE stanno bloccando l’inutilità del TAV. Sono sei mesi che si parla di un cantiere che non esiste. Esiste solamente un’occupazione militare di parte del territorio. Nessun operaio che ci lavori, esclusi quelli impegnati per costruire la recinzione e oggi quelli impiegati a costruire IL MURO.

Centinaia di agenti, Carabinieri e alpini che difendono un territorio occupato. Decine, centinaia di migliaia di euro spesi mentre si tagliano i servizi in tutta la nazione (Sanità, scuola, trasporti, ecc…).

Antonio Ginetti

Pistoia - 30 Gennaio 2012

Comunicato

L'altro ieri è venuta a trovarmi una carissima Amica mia e sopratutto del Comitato.
Con Lei abbiamo organizzato l'importantissimo FORUM il 20 novembre scorso.
Nella fraterna discussione avuta, dall'alto della sua esperienza mi ha consigliato di
tenere un DIARIO quotidiano in cui riportare questa esperianza che oggi mi è data
di vivere. Quanto sto facendo per la difesa, per riuscire a rivendicare i miei Diritti
calpestati, le emozioni e la realtà che quotidianamente, pur ai domiciliari, è molto
attiva.
Mi consigliava di far girare tutto quanto nasce dal mio pensiero, tutto quanto riesco
trasmettere con penna (una volta, si diceva), adesso: con la tastiera.
Una esperienza che può essere utile quale confronto di vita.
Ho rifletutto un paio di giorni ed ho deciso di prendere il consiglio e riportarlo
nella pratica. Così da oggi terrò un DIARIO quotidiano e lo pubblicherò su
questo blog. Anche sull'utilizzo del blog ho superato le mie perplessità seguendo
il consiglio dell' Amica Lucia.

Adesso, come inizio di questo Diario posterò la mia Memoria Difensiva che ho
consegnato al GIP nell'interrogatorio del 30 gennaio.

Antonio Ginetti